mercoledì 30 luglio 2008

l'esposto di chi si è esposto

AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI

Io sottoscritto ing. Michele Difonzo già presidente, alcuni decenni addietro, del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche e co-scopritore della Grotta di Lamalunga e dell'Uomo di Altamura, Le espongo quanto segue.

Alla fine del prossimo settembre l'Uomo di Altamura, il prestigioso fossile scoperto dal Centro Altamurano Ricerche Speleologiche, compirà 15 anni. 15 anni da quando, sepolto da almeno 1000 secoli, fu riesumato dagli ultimi esploratori rimasti: gli speleologi.
Grande fu allora il clamore suscitato in tutto il mondo da quel volto costellato da gocce di pietra che sembrava volesse parlarci dei tanti misteri che ancora avvolgono il lontano pianeta delle nostre origini.
Grandissima fu l'attesa della comunità scientifica internazionale dei paleoantropologi scossa sopratutto da due peculiarità:
-si tratta dello scheletro intero più antico mai trovato al mondo perchè la morte lo raggiunse nello stretto cunicolo in cui è stato rinvenuto, le sue ossa risultano poco rimosse e quindi si può ritenere quasi con certezza che quelle poche che mancano all'appello sono nascoste sotto le altre e alle concrezioni calcaree;
-il prodigioso stato di conservazione in cui.... si trovava.
Ben presto le ansiose attese degli scienziati di tutto il mondo furono deluse e tradite.
Seguirono infatti quasi due anni di immobilità assoluta per il conflitto di competenze, cioè per il duro braccio di ferro sorto tra la Sovrintendenza archeologica della Puglia (Ministero dei Beni Culturali) e l'Università di Bari (Ministero Università e Ricerca Scientifica): la mano sinistra e la mano destra dello stesso corpo (lo Stato) si misero a contendere e a ostacolarsi a vicenda.
Ben altri fatti ancora più incresciosi e che possono essere configurati reati dalla Magistratura avvennero in seguito. Mi sento purtroppo costretto, per i motivi che preciserò più avanti, al compito non facile di esporre con chiarezza e rigore uno stralcio dal groviglio di eventi e di vicende che riguardano un argomento tanto importante quanto delicato anche per gli eventuali risvolti penali.
Il caso più importante è sicuramente costituito dalle assurde vicende dell'esoterico progetto “sarastro”.
La lunga contesa tra le due istituzioni dello Stato si concluse nell'agosto del '95 col difficile parto di una macchinosissima convenzione che istituiva tra l'altro un “comitato di coordinamento operativo” che nulla di operativo produsse e che fu presieduto dal prof. Pesce antropologo dell'Università di Bari.
Dopo circa un anno e mezzo l'Università di Bari, di concerto con il consorzio “Digamma” anch'esso presieduto dal prof. Pesce, presentò all'organo tecnico del Ministero della Ricerca Scientifica “MURST” il soprannominato progetto qualificandolo innovativo per le presunte tecnologie avanzate da utilizzare per le indagini scientifiche sul nostro Uomo. Gli evidenti scopi erano quelli di ottenerne un congruo finanziamento e l'affidamento dei lavori senza gara d'appalto.
Il responso redatto da qualificatissimi tecnici e comunicato il 9/4/97 fu:
“Il progetto non presenta aspetti tecnici sufficientemente avanzati. Le previsioni in merito all'utilizzazione dei risultati non sono sufficientemente documentate ed appaiono eccessivamente ottimistiche”.
Si tentò allora di farlo approvare dal comitato di coordinamento operativo; per fortuna l'operazione non riuscì grazie alla non disponibilità e al parere contrario degli altri due accademici specifici: il prof. Broglio e il prof. Piperno.
Ce n'era abbastanza da scoraggiare chiunque ma sorse una strana sinergia tra politici molto influenti, super burocrati e professorone universitario: a settembre dello stesso anno nello stand della Fiera del Levante dedicato all'Uomo di Altamura il fatidico “sarastro” fu ripresentato in pompa magna.
Le previsioni di tale elaborato consistevano principalmente nel piazzamento difronte all'Uomo di una apparecchiatura in grado di riprendere il reperto con raggi infrarossi oppure stereoscopicamente oppure con obiettivo zoom micro-macro, ecc. ecc.
Si capiva subito che il progetto mirava principalmente alla promozione turistica e che sarebbe servito ben poco alla ricerca scientifica. Le immagini infatti dovevano essere trasmesse al vicino centro visite con l'intento di realizzare una sorta di “grande fratello” per far vedere in diretta e senza reti il nostro povero Uomo il quale purtroppo non ride, non piange, non dorme più e neanche si spoglia (più nudo di così!).
Difficile immaginare una promozione culturale e turistica più imbecille di questa.
Mi resi subito conto che la realizzazione di questa sciagurata idea avrebbe causato danni devastanti e irreversibili. Avevo già allora quasi 40 anni di esperienza speleologica e sapevo quanto fosse delicato il microclima nelle grotte naturali e quanto lo fosse molto di più nel cieco cunicolo in cui si trova il prezioso reperto. In considerazione dell'inestimabile valore del ritrovamento, il posto dove più s'imponeva la normativa sulla valutazione dell'impatto ambientale era proprio quello.
Mi ritenni pertanto in dovere di pubblicare articoli esplicativi sui giornali locali e di intervenire alla presentazione ufficiale del progetto in questione nello stand dedicato all'Uomo fossile nella Fiera del Levante.
Spiegai puntigliosamente gli effetti sconvolgenti delle luci e del calore che si andavano a introdurre in quel ristretto e inestimabile ambiente. Previdi la formazione e la proliferazione delle alghe che producono effetti catastrofici corrodendo in profondità le concrezioni ed eliminando definitivamente le loro lucentezza e trasparenza (noi speleologi chiamiamo fossili tale tipo di concrezioni perché il loro accrescimento è da ritenersi ormai concluso).
Per confutare le mie asserzioni il prof. Pesce interpellò lo speleologo di fiducia del Sovrintendente, un certo D'Agostino, il quale asserì che le opere del progetto sarastro non avrebbero procurato alcun danno (detto per inciso lo stesso D'Agostino nel 2006 ha presentato una relazione sugli effetti devastanti provocati dalle apparecchiature rimaste nella grotta).
Esiste l'audio-video completo del mio intervento, di come fui pubblicamente deriso dal prof. Pesce e delle asserzioni di D'Agostino. Allego la registrazione all'esposto.
Per realizzare tale progetto occorrevano ancora una approvazione ufficiale e un congruo finanziamento. No problem! Il Comune di Altamura si rese subito disponibile a un finanziamento di ben due miliardi e mezzo e all'approvazione del progetto dopo un generico parere favorevole del Sovrintendente Archeologico il quale in precedenza aveva già provveduto a squalificare il parere tecnico del MURST col semplice motivo che riteneva sua la competenza in merito (la mano sinistra disse che quanto fatto dalla mano destra non contava niente!).
E la gara d'appalto imposta dalla legge? Manco a parlarne, mica tanto fessi!
Le opere furono completate il 19 luglio 2002. Il 31 luglio seguente (12 giorni dopo) entrarono in tilt e la relativa causa fu attribuita ad un fulmine. Da allora le apparecchiature hanno funzionato a scartamento molto ridotto, in pratica sono rimaste accese solo le lampade poste a fronte dell'Uomo col risultato di farlo coprire di alghe.
Tutte le opere elettriche e impiantistiche in questione non sono mai state controllate e tanto meno collaudate e ancora non si sa se sono conformi al progetto e se corrispondono quindi al prezzo pagato.
Ormai tutte le apparecchiature dell'eclatante progetto sarastro sono ridotte ad un ammasso di ferraglia e il Sovrintendente ha già ingiunto al Comune di Altamura di rimuoverle.
Mi auguro che prima della rimozione si verifichi almeno la loro conformità.
A consuntivo dello sciagurato progetto si possono fare le seguenti considerazioni:
− ricerca scientifica prodotta, che competeva sopratutto all'Università, = 0;
− avanzata proliferazione di alghe con danni devastanti e irreversibili;
− due miliardi e mezzo di lire (equivalenti oggi a tre milioni di euro se si tien conto della svalutazione effettiva) buttati al vento. Utilizzati per promozioni serie avrebbero procurato numerosi posti di lavoro;
− mancata applicazione della legge sugli appalti che avrebbe fatto risparmiare almeno un buon milioncino e favorito di più la conformità delle opere a quelle previste in progetto;
− mancata applicazione della legge sulla valutazione dell'impatto ambientale e mancato monitoraggio del microclima della grotta.
Il motivo principale che mi spinge a inoltrare questo esposto è il seguente.
I responsabili del disastro testè descritto conducono ancora le vicende dell'Uomo fossile e quindi tendono, per ovvie ragioni, a ignorare o minimizzare la sciagura delle alghe.
Circola già la voce che le piante, private della luce da pochi mesi, hanno cambiato colore e che quindi sono ormai morte.
E' la più grossa castroneria che si possa enunciare!
Le alghe sono uno dei più grandi miracoli della natura. Esistono da oltre tremila milioni di anni e grazie a loro abbiamo l'ossigeno che respiriamo. Hanno tra l'altro meccanismi di sopravvivenza impressionanti: sono in grado di sopravvivere decenni al buio e di riprendere in pieno la loro vitalità non in pochi giorni, ma addirittura poche ore dopo essere state riesposte alla luce.
Il danno che hanno causato alle concrezioni del prezioso reperto si può paragonare a quello prodotto dalla carta vetro passata sulla carrozzeria di un'auto. La vernice, prodotta dalla natura nel corso di tante migliaia di anni, non è più ripristinabile. Intervenire con prodotti chimici per eliminarle significa rischiare di danneggiare seriamente la lamiera della carrozzeria, cioè le preziosissime ossa.
Si stanno progettando più o meno alla chetichella interventi proprio di quelli da me paventati. Ritengo che si possano effettuare ma solo se progettati e seguiti anche dalla figura accademica dell'algologo e dello speleologo.
Se 11 anni fa, quando ancora non erano comparse le alghe, fosse stato interpellato e ascoltato uno dei quattro cattedratici da me allora segnalati, si sarebbero evitate tutte “ste” rovine.
E' quindi con estrema determinazione che questa volta sono deciso a impedirne altre analoghe ed è questo il motivo principale (non unico) dell'esposto.
Seguirà un altro esposto alla Corte di Giustizia Europea (e spero anche alla Commissione Europea) su un altro grosso scandalo.
E' quello della mancata ricerca scientifica. Non riuscire in quindici anni (sono una vita!) a compiere una sola seria indagine (per esempio l'età dell'antenato fossile) è una vergogna per un paese che si dichiara civile, è uno schiaffo al mondo culturale mondiale ed è anche un danno inestimabile per la promozione culturale e turistica. Sin dalla prima conferenza fu detto da eminenti scienziati che almeno i due terzi delle notizie scientifiche si potevano ottenere senza rimuovere il reperto e con interventi non invasivi o molto poco invasivi.
Per giunta molte qualificate equipe internazionali erano disposte ad eseguirle... gratis!
Sin dopo un anno dalla scoperta avremmo potuto avere tante interessanti notizie!
Fu tutto bloccato!
C'è gente in alto loco che, indisturbata, non è in grado di produrre niente e non fa produrre niente agli altri con buona pace del bene collettivo.
Mi chiedo: “Com'è possibile che, in una Comunità in cui le persone, le merci e le idee hanno liberissima circolazione, si possano alzare così assurde barriere proprio nella ricerca scientifica nella quale si fanno questi schifi?” A riceverne il maggior danno è stata proprio la nostra comunità locale che in fondo se lo merita perchè non ha voluto muovere un dito per tentare di sbloccare la situazione nonostante le mie tante segnalazioni.
La presente è un resoconto molto succinto dei numerosi episodi accaduti in tutti questi anni. Sono a Sua disposizione per tutti i ragguagli che sarò in grado di fornirLe.
Altamura,16/7/08.
Michele Difonzo




Allego il dvd con il filmato che ho preannunciato e un mio articolo pubblicato sul giornale locale “Carta Libera” nel '97 nel quale preconizzavo quanto è purtroppo avvenuto.
In caso di difficoltà di lettura del dvd provvederò a fornirne un altro con diverso e più accessibile formato.

gli allegati:




stralcio del video allegato: alla fiera del levante, nella conferenza sull'uomo di altamura il prof. pesce delfino difende il progetto sarastro e da' dell'ignorante all'ing. difonzo.



stralcio del video allegato: replica dell'ing difonzo, denuncia la concreta possibilità che il progetto sarastro avrebbe danneggiato il reperto fossile chiamato uomo di altamura.



stralcio del video allegato: nella stessa sede il dott. agostini difende il progetto sarastro pur non conoscendo lo stesso progetto.



articolo dell'ing. difonzo su giornale locale che sin dall'ottobre 1997 prevedeva la pericolosità del progetto sarastro.














subito arriva a casa di difonzo una lettera che riporta il sigillo del ministero! dal Direttore Reg.le dei beni Culturali e Paesaggistici arch. Ruggero Martines la missiva.


di qui la risposta:





Al Direttore Reg.le dei beni Culturali e Paesaggistici
arch. Ruggero Martines
strada Dottula – isolato 49
70122 BAR1
Oggetto: Uomo di Altamura - risposta alla cortese sua n°6022 cl 34.34.01/2 del 15/7/08.

Le sono molto grato per il suo tempestivo riscontro allo schema dell'esposto da me brevi manu consegnatoLe lunedi 14 e subito dopo spedito alla Procura della Repubblica. Mi ha gradevolmente sorpreso perchè è la prima volta, da 15 anni a questa parte, che ricevo una risposta positiva e costruttiva ed è anche la prima volta che mi viene offerta la possibilità di comunicare e perfino di dialogare sui complessi problemi inerenti alla tutela, alla conoscenza e alla valorizzazione del preziosissimo reperto.
In merito ho tre comunicazioni-richieste da farle:
1° Ci sia, sin dalla fase preliminare di individuazione degli interventi da attuare, l'indispensabile partecipazione dell'ambientalista speleologo e dell'algologo così come ho spiegato nell'esposto. Dopo tutto la presenza, ignorata finora, dello speleologo sarebbe anche un segno di doveroso riconoscimento verso il mondo degli speleologi a cui si deve la scoperta.
Non conosco il suo decreto e quindi non so se gli esperti in parola parteciperanno, come mi auguro, sin dalla impostazione delle operazioni.
2° Mi risulta con certezza che gli accompagnatori e gli stessi scienziati incaricati delle ricerche sono stati “esortati” a non parlare del prof. Pesce, del progetto sarastro e delle alghe.
Ulteriore conferma l'ho avuta proprio in occasione della conferenza stampa di lunedi: una sola volta, forse per sbaglio, è stata pronunciata la parola sarastro.
La legge fascista 1089/39 concedeva eccessivi poteri ai sovrintendenti regionali; per giunta alcuni di loro hanno ampliato a loro piacimento le loro facoltà al punto da far ricordare i satrapi di antica memoria e continuano ancora imperterriti nonostante il cambio della legge e dei tempi. E così si arriva a imporre anche a scienziati di fama internazionale quel che devono o non devono dire!
E' desiderio di alcune associazioni culturali locali di organizzare pubblici incontri con gli esperti che verranno via via ad Altamura per accertamenti e rilievi. Ciò al fine di far nascere finalmente coscienza e conoscenza del nostro patrimonio paleontologico e paleoantropologico.
Sarebbe impossibile farlo con gente a cui è stato imposto il bavaglio!
3° Quando verso la fine del 2006 ci fu finalmente la presa di coscienza del pericolo alghe noi del Comitato per l'Uomo e per le orme organizzammo per il 6/12 una conferenza nella sala consiliare di Altamura con due algologi dell'Università di Ancona che avevano affrontato la stessa problematica per le grotte di Frasassi. Qualora intendesse consultarli, si chiamano prof. Mario Giordano e dr. Federico Montechiaro. La sovrintendenza di Taranto, venendo meno a una promessa verbale e in barba alla legge sulla trasparenza degli atti pubblici, non ritenne di mostrare alcuna foto dello stato in cui si trovava il fossile umano. Fu così vanificata l'occasione di poter avere qualche elemento utile dai due qualificati esperti fatti venire apposta dalle Marche.
Il Comitato, per ottenere elementi illustrativi, chiese con lettera del 2/1/07 al Sovrintendente che fosse concesso al sottoscritto di eseguire fotoriprese nella grotta di Lamalunga.
Gli furono rammentati il mio contributo alla scoperta, la mia pluridecennale speleoesperienza, la mia carriera di fotografo naturalista e il merito di aver preconizzato la formazione delle alghe.
Fu risposto in questi termini: “Non c'è bisogno delle foto di Difonzo perchè abbiamo già la nostra documentazione”.
La informo, gent.mo Direttore Regionale, che quando ai primi dell'ottobre '93 seppi della scoperta, ancor prima che la grotta fosse interdetta, feci fare immediatamente foto al nostro Uomo. Per correttezza ne fornii copia al Sovrintendente che le utilizzò largamente a proprio uso e consumo e che diffuse come suo materiale anche giornali di mezzo mondo senza alcun riconoscimento nei riguardi di chi gliele aveva procurate (vedi ad es. il National Geografic).
Un minimo di riconoscenza mi spettava!
Da bigotto baciapile qual sono mi sovviene una frase del santo Padre Pio: “Colpire la mano che ci ha beneficato è un peccato che grida grande vendetta!”.
Tanta eccessiva protervia si può tranquillamente definire violenza. E magari fossi stato solo io ad esserne colpito! Il vero guaio è che il comportamento testè descritto è stato sistematico, ha concesso ben poco al bene collettivo e anzi ha prodotto sciagure come le alghe, la mancata ricerca scientifica e tanti altri guai che al momento opportuno elencherò.
Spero che Lei mi vorrà concedere quello che è in definitiva un diritto che mi sono guadagnato sul campo e cioè l'emozione di vedere da vicino il lontanissimo nostro progenitore e di riprenderlo con particolare attenzione per le alghe. Se Lei recepirà questa mia istanza Le prometto di fornirle una documentazione da farle leccare i baffi ...che non ha!
Come vede non le chiedo la luna ma solo la legalità e quanto dovrebbe essere ovvio.
Le allego il dvd mandato anche alla Procura col filmato girato alla Fiera del Levante, nello stand dell'uomo di Altamura, nel settembre del '97. Potrà così rendersi conto di persona della fondatezza di quanto esposi in quella occasione e della insolenza, delle negligenze e delle fandonie con le quali fu presentato e portato avanti il progetto sarastro.
Le allego altresì tre miei articoletti a carattere divulgativo pubblicati qualche mese fa su un giornale locale...tanto per farle conoscere come la penso!
Mi auguro infine che quando sarà organizzata da alcune associazioni culturali una conferenza sul grande nostro antenato potremo avere l'onore della Sua partecipazione.
Altamura, 24/7/08. Cordiali saluti

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