domenica 21 dicembre 2008

convocazione associazioni

Lunedi 22/12 p.v. alle 17,30 ci sarà nella sede della Pro Loco in p. Repubblica un incontro tra i rappresentanti di tutte le associazioni interessate a fare qualcosa per il nostro ricchissimo patrimonio culturale. Si tratta di organizzare tutt'insieme una grande conferenza cittadina per formulare proposte a cominciare dall'Uomo di Altamura.
Se l'iniziativa avrà successo si aprirà la strada per affrontare seriamente la problematica relativa anche alla cava dei dinosauri, al teatro Mercadante, ecc. Vi prego di leggere e valutare attentamente la lettera che vi propongo. GRAZIE!!

sabato 23 agosto 2008

Quel che si sarebbe dovuto assolutamente fare e che non si è fatto per l'Uomo di Altamura

Come ho già scritto nei precedenti articoli, fin dal momento della scoperta sono nate per la grotta e per il nostro Uomo tre esigenze fondamentali:
  • 1° la tutela, vale a dire la protezione dalla pressione antropica, da mal’intenzionati e da qualsiasi altra forma di degrado provocato dall’apertura della grotta;

  • 2° la conoscenza e cioè la ricerca, lo studio e la divulgazione;

  • 3° la promozione culturale e la valorizzazione turistica.

Il consuntivo dopo quasi 15 anni dalla scoperta offre un quadro più che squallido:

  • non solo è mancata la tutela, ma lo si è devastato in maniera purtroppo irreversibile esponendolo a forti e prolungate luci con conseguente densa formazione di alghe;

  • non è stato fatto uno straccio di ricerca scientifica che tra l'altro non sarebbe costata nulla se eseguita da qualificati scienziati stranieri (visto che non siamo stati capaci di farla noi, avremmo dovuto farla realizzare almeno dagli altri);

  • la promozione turistica attuata? Una tragica farsa.

Ad Altamura nessuno credeva, e crede tutt’ora, a cominciare dagli amministratori, che intorno al nostro grande protagonista si possa promuovere uno strepitoso movimento culturale e turistico.

Pochi sanno che quando a fine '93 si diffuse il clamore della nostra scoperta si fecero avanti tra altri la NTV, la prestigiosa televisione giapponese che sponsorizzò il restauro della Cappelle Sistina e la Walt Disney; scopo evidente organizzare un grande movimento turistico pur nella consapevolezza che il prezioso reperto non si sarebbe mai potuto esporre direttamente al pubblico.

Evidentemente queste grosse organizzazioni sapevano il fatto loro e lo avremmo saputo anche noi, collettivamente, se avessimo avuto un minimo di attenzione, di amore e di riflessione sulle possibilità che ci venivano offerte dalla sorte.

Nell'ambiente locale si era e si è convinti tutt'ora che senza approfondite cognizioni scientifiche del prezioso reperto e senza la possibilità di esporre direttamente al pubblico le preziose ossa non si può organizzare un consistente movimento turistico intorno al nostro antenato fossile.

Proviamo allora a ragionare all'incontrario: supponiamo cioè per assurdo (lo si fa spesso nelle dimostrazioni matematiche) che si sappia adesso tutto quello che si potrà conoscere dell’Uomo di Altamura.

Che famo?

Facciamo il bel museo dove ci sistemiamo tutto quello che si sa anche con modelli, calchi, animazioni, filmati, ecc. e poi diciamo alla gente: “Venite a vedere l’Uomo di Altamura!”?... Facciamo questo oppure che altro?

A questa domanda tutti restano come baccalà oppure azzardano idee quantomeno confuse o stravaganti.

E ammesso anche che si faccia questo grande museo animato, ci sarebbe qualche fesso che verrebbe da lontano, magari dall’estero, per vederlo?

E’ chiaro che no perché i musei “ordinari” sono molto poco visitati nel nostro paese e anche perchè, una volta sciolti gli enigmi dell’Uomo, saranno pubblicati articoli, libri, cd e dvd, filmati, ecc. e gli interessati, standosene comodamente in poltrona a casa propria, magari collegandosi sul web, potranno sapere e vedere tutto quello che vorranno.

E ammesso pure, parlando sempre per assurdo, che vengano tante persone a vedere il nostro fantomatico bel museo e le meraviglie dell’Uomo di Altamura, non se ne andrebbero con la bocca amara, per non aver capito un beneamato... tubo sull’evoluzione umana, sugli australopitechi, sugli ominidi, sui pitecantropi....

Alla luce di quanto detto finora è evidente che non si può capire e conoscere il nostro fossile umano senza avere un’idea di cosa è stata l’avventura dell’evoluzione, cioè del lungo e straordinario cammino che ci ha portati ad essere quello che siamo.

E’ questa la questione da considerare e valutare!

Aggiungasi che, oltre alle scoperte accennate nei precedenti capitoli, tantissime clamorose altre ne sono state fatte negli ultimi 40 anni. In conclusione l’Uomo di Altamura doveva e deve essere spiegato al pubblico nell’ambito di un grande scenario che metta in risalto ed esalti la storia delle origini dell’Uomo che di giorno in giorno si arricchisce di nuove scoperte.

Se ci si convince di questo si arriva subito alla conclusione che sono stati persi quindici anni!

La grande occasione per Altamura era quella “d’impadronirsi”, con il pretesto dell’Uomo, del tema “evoluzione umana” e sviscerarlo in maniera seria ed eclatante.

Quindici anni fa c’erano tutti gli elementi per poter partire con la grande esposizione in parola che, progettata e avviata con un lavoro paziente e sistematico, e con una spesa molto inferiore a quel che si è speso per il fasullo anzi dannoso progetto sarastro, avrebbe dato bellissimi frutti già dopo 4 o 5 anni.

Si dovevano consultare persone preparate e qualificatissime allora già note e apprezzate. Faccio per esempio solo tre nomi: Giovanni Pinna, direttore del museo di storia naturale di Milano e prolifico autore di interessanti pubblicazioni e dei servizi di Quark, la prestigiosa trasmissione di Piero Angela; Carlo Peretto, uno degli scopritori del giacimento d’Isernia, fondatore del relativo museo e uno dei principali organizzatori del congresso mondiale di Forlì; Alberto Angela, antropologo, autore insieme al padre Piero del saggio “La straordinaria storia dell’uomo” del 1989, cioè precedente alla scoperta del nostro Uomo e autore di servizi che ormai tutti conosciamo.

Una volta realizzata la grande esposizione l’Uomo di Altamura vi avrebbe trovato la sua degna collocazione, sarebbe stato “incastonato” come la pietra più preziosa, sarebbe stato il principale protagonista.

Alla fiera di Forlì, dove si è tenuto il citato congresso mondiale, ho visto materializzare qualcosa di simile. Per dare un’idea, si trattava di una specie di “expolevante” tutta dedicata alla preistoria e alla protostoria con più di 100 espositori provenienti da tutto il mondo. Ho avuto occasione anche di riscontrare quali erano le attrazioni che facevano maggior presa sul pubblico.

Uno degli stand più affollati, per esempio, era quello di un tizio che lavorava, o meglio tentava di lavorare la selce come nella preistoria. Se aveste visto le facce di quelli che l’osservavano!

Ebbene il nostro Uomo lavorava la selce e si sa come la produceva, quindi non sarebbe stato difficile che qualcuno imparasse a farlo. Di selce ce n’è un’infinità sul Gargano e quindi in questa utopistica grande esposizione ad Altamura avremmo potuto avere un settore di notevole interesse e per giunta produttore di selci lavorate e commercializzabili.

Di idee come questa ne posso e se ne possono tirar fuori altre 50; si dimostra pertanto la fattibilità dell’iniziativa e si conferma anche un’altra importantissima verità: che se ci fossimo “grattati da soli”, cioè se il Comune di Altamura, previo convegni, incontri ecc., avesse impostato e portato avanti questo discorso con entusiasmo affidandolo a chi ha veramente prodotto disinteressatamente cultura ad Altamura cominciando dal Cars ed evitando ingerenze di politici, superburocrati e baroni universitari la spesa necessaria si sarebbe ridotta almeno di tre quarti e avrebbe anche dato lavoro e professionalità a parecchi ragazzi.

Ci siamo presi la briga di metter su ad Altamura un istituto professionale per il turismo e si sono sciupati e si continuano a sciupare tante e tante possibilità di lavoro.

Prevedo una ulteriore obiezione: come si fa ad essere sicuri che, una volta realizzata la grande esposizione, verrebbe gente in numero sufficiente da gratificare tanti sforzi? Si fa in questo modo: prima di tutto creando finalmente una struttura valida, credibile, efficiente in grado di creare interesse o ancor meglio entusiasmo visto che l’argomento lo consente e non è difficile conseguire lo scopo con i mezzi di oggi.

In secondo luogo, una volta sicuri di poter mostrare e offrire roba buona, la si pubblicizza opportunamente non solo presso le organizzazioni turistiche. Ad esempio (Castellana insegna): spedire a tutte le scuole d’Italia un adeguato depliant in cui si parli anche dei dinosauri (se si riuscisse a far qualcosa anche per loro), del pane ecc. Realizzando tutto per bene sicuramente una buona percentuale di istituti scolastici inserirebbe l’avventurosa origine dell’Uomo nei suoi percorsi d’istruzione.

Sollecito ora una domanda: cosa credete che sarebbero venute a fare la Walt Disney e la NTV ad Altamura? Avrebbero aspettato i risultati delle indagini scientifiche per muoversi? Avrebbero tentato di esporre direttamente al pubblico il nostro fossile?

Avrebbero realizzato a grandi linee né più e né meno di quello che vi ho esposto.

Ci diceva un giornalista del Mattino di Napoli venuto apposta per Ciccillo ad Altamura: “Altre nazioni hanno pochissimo patrimonio culturale e fanno una grande pubblicità su quel poco che hanno, noi abbiamo grandi tesori e non siamo capaci di produrre niente di buono!”

Mi viene in mente quello che gli Inglesi sono stati capaci di fare col...niente! Parlo del famoso mostro di Lock Ness: pensate che hanno istituito un servizio di sommergibili per i turisti speranzosi d’incontrare il mostro, e questo in un lago privo tra l'altro anche di pesci! E noi che i mostri (i dinosauri) li abbiamo, cacciamo i turisti!

Sono pazzi gli Inglesi o siamo pazzi, incoscienti, ignoranti e disonesti noi?

Chi è e perchè è importante l’Uomo di Altamura

Per conoscerlo e capirlo occorre innanzi tutto sapere a quando risale e conoscere il suo posto nel panorama evolutivo.

Al solo scopo di rendere più interessante e intuitivo l’approccio alla scienza delle nostre origini traccio un parallelo tra la paleoantropologia e l’astronomia. Nella prima come nella seconda le distanze tra gli oggetti di studio si misurano generalmente in anni, cioè con unità di misura del tempo. Nel caso dei corpi celesti col tempo impiegato dalla luce a percorrere lo spazio che li separa.

Nell’universo le distanze massime arrivano a raggiungere anche miliardi di anni luce, valori troppo grandi per essere anche solo intuiti dalla nostra ridotta immaginazione, ma anche i milioni di anni che ci separano dai nostri lontanissimi progenitori non sono di facile comprendonio.

Orbene l’astronomia si può considerare costituita da tre settori: il sistema solare, la nostra galassia e gli spazi profondi.

Il primo, pur essendo molto grande (centinaia di miliardi di km), è infinitamente piccolo rispetto alla nostra galassia che contiene qualcosa come almeno 200 miliardi di “soli” e a sua volta quest’ultima scompare rispetto all’universo conosciuto che contiene milioni di galassie.

Anche la paleontologia umana può essere immaginata costituita da tre grandi settori di studio: quello della nostra specie di homo sapiens sapiens (così ci siamo un po’ troppo presuntuosamente autoqualificati) dalle origini fino alle soglie della storia; quello relativo agli altri umani “diversi” precedenti (homo sapiens neandertalensis, homo erectus, homo habilis) e quello dei pitecantropi (dal greco scimmia-uomo) che sono considerati ancora scimmie nonostante alcune loro caratteristiche molto vicine a noi e che ci portano, procedendo all’indietro nel tempo, a cercare l’antenato comune nostro e delle scimmie antropomorfe (gorilla, scimpanzè, orango, ecc.). Sarebbe quest'ultimo il vertice della nostra piramide evolutiva che risalirebbe, si presume, a circa 10 milioni di anni fa. Ho usato il condizionale perchè finora non è stato trovato.

L’Uomo di Altamura rientrerebbe nel secondo settore in quanto precedente a noi “sapienti sapienti”(!) anche se non ancora è stata definita la sua precisa collocazione. A distanza di quindici anni dalla scoperta non si sa tuttora a quando risale nonostante le notevoli possibilità dei mezzi scientifici odierni. Molto genericamente alcuni lo hanno classificato come neanderthaliano, altri addirittura come preneanderthaliano ma non erectus.

In ogni caso la sua importanza è enorme.

Il motivo è presto detto. Abbiamo visto che in base alle conoscenze attuali l’umanità si è evoluta lungo la direttrice di tre generi di homo: l’habilis, l’erectus e il sapiens. Appartengono a quest’ultimo genere due specie: l’homo sapiens neanderthalensis e l’homo sapiens sapiens, cioè noi.

Ebbene allo stato attuale delle conoscenze paleoantropologiche si riscontra una situazione paradossale: da un lato abbiamo un quadro abbastanza definito degli australopitechi o pitecantropi, vissuti milioni di anni fa, perchè il gran numero delle testimonianze reperite (oltre mille) ci consente di tracciare il loro albero genealogico che risulta notevolmente complesso e articolato; dall’altro esiste una sorta di buco nero in un periodo molto più recente che va da 600.000 a meno di 200.000 anni fa perchè le relative vestigia umane rinvenute sono molto scarse ed avare di indizi.

Sono stati individuati diversi “siti”, anche in Italia, cioè dimore nelle quali uomini primordiali hanno lasciato segni a volte molto interessanti ma di loro pochissime ossa e scarse informazioni. In definitiva il quadro della loro esistenza rimane incerto e ampiamente lacunoso.

Questo lungo periodo è caratterizzato da due grandi glaciazioni (di Mindel e di Riss), il clima ha subito notevoli variazioni ed è variato anche l’uomo che all’inizio era erectus e alla fine, senza sapere come, s’è ritrovato sapiens!

Scherzi a parte, non si sa quando, come e dove l’homo erectus si sia estinto cedendo il passo all’homo sapiens che prima era, come già detto, sapiens “neanderthalensis e poi sapiens sapiens. E' sconosciuta inoltre anche la data di nascita di quest'ultimo. E' quasi certo comunque che siano comparsi entrambi in Africa.

Ecco perchè l’Uomo di Altamura, che a detta degli esperti sarebbe vissuto proprio in questo incerto periodo assume una importanza straordinaria.

Si spiega così il grande clamore che suscitò quando fu scoperto. Si capisce cosi perchè Piero Angela si precipitò al Altamura (suo figlio Alberto è antropologo).

Ma non finisce qui!

Il nostro lontanissimo predecessore è morto nello stretto cunicolo in cui è stato trovato, le sue ossa sono coperte da concrezioni che nascondono quelle sottostanti e tutto fa credere che siano al completo: si tratta allora dello scheletro intero più antico mai trovato al mondo!

Il suo stato di conservazione è eccezionale: un professore intervenuto alla prima conferenza sul fossile altamurano ebbe a dire d’aver riscontrato la presenza di ossa molto sottili che normalmente nei cadaveri si decompongono dopo una decina d’anni. Se si pensa che molti crani di uomini fossili sono stati ricostruiti assemblando centinaia di frammenti si capisce perchè molti scienziati sono rimasti stupefatti.

Aggiungasi ancora che l’abbondante fauna esistente nella grotta ci fornisce un quadro abbastanza dettagliato dell’ambiente e del clima in cui viveva.

In conclusione il nostro uomo e la grotta che lo contiene somigliano a un imponente giacimento che non si è ancora iniziato a “scavare” e che è rimasto abbandonato per 15 anni. Purtroppo gli unici interventi effettuati per soli scopi turistici con apparecchiature a emissione di luce e calore hanno causato danni seri e irreversibili.

Per giacimento intendo la grande quantità di notizie scientifiche che con i mezzi moderni si possono ottenere e le potenzialità promozionali culturali e turistiche che, se ben impostate, organizzate e realizzate come avviene nei paesi civili ed evoluti, sono ben superiori a quanto comunemente si crede e infinitamente più grandi di quanto è stato fatto.

Come dettagliatamente riferirò in seguito il nostro uomo “doveva” essere:

  • tutelato;

  • sottoposto a ricerca e studi per conoscerne i segreti;

  • opportunamente valorizzato culturalmente e turisticamente.

Ne parlerò nelle prossime puntate. Spiegherò e dimostrerò come gli interventi effettuati lo hanno irreversibilmente e tragicamente danneggiato, come scandalosamente nell'arco di 15 anni non è stata eseguita una sola ricerca scientifica seria e come le pochissime iniziative culturali e turistiche intraprese sono una vera presa per il....i fondelli.

Superconcentrato delle attuali conoscenze sulle origini dell’Uomo

La Paleontologia Umana o Paleoantropologia, cioè lo studio sulle origini dell'Uomo, è una scienza molto recente sopratutto a causa di due “tabù” che in passato ne hanno ostacolato, anche nell’ambiente scientifico, la ricerca e la divulgazione. Mettere in dubbio il racconto biblico della genesi, cioè la storia di Adamo ed Eva, e supporre che l’uomo derivasse dalle scimmie non poteva che provocare un vero trauma culturale.

Fu proprio un pugliese il primo che “s’azzardò” a pubblicare la sua convinzione della provenienza dell’uomo dalla scimmia e proprio per questo ci rimise la pelle. Nacque a Taurisano in provincia di Lecce nel 1585 e si chiamava Giulio Cesare Vanini. Medico e monaco, nel 1616 pubblicò un saggio in cui tra l’altro avanzava la predetta tesi: tre anni dopo, a Tolosa in Francia, fu condannato per eresia al taglio della lingua e al rogo.

Qualcosa comincerà a muoversi verso la fine del ‘700, secolo dei lumi, e sopratutto nell’800. Lo studio dei resti di animali preistorici estinti e delle selci lavorate rinvenute frammiste ad essi aveva già fatto ipotizzare la presenza di uomini “antidiluviani” molto antichi, finchè, nel 1856, fu trovata in Germania, insieme ad altre poche ossa, una stranissima calotta cranica umana.

Apparteneva ad un uomo molto diverso da noi che prese il nome del luogo in cui fu trovato, la valle (thal) di Neander, cioè di Neanderthal. Quasi contemporaneamente Darwin pubblicava le sue nuove teorie sull’evoluzione della specie. Nonostante le scontate reazioni negative che questi due fatti e altre successive scoperte provocheranno, era nata, sia pure in ambiente molto ristretto, la nuova scienza che indaga sulle nostre origini e che oggi con mezzi sofisticatissimi e attendibilissimi intravede le nostre radici fino a tempi “profondi” milioni di anni.

La scoperta tedesca mostrava un uomo con alcune più spiccate analogie con le scimmie, ma era pur sempre un uomo!

Occorreva trovare un vero “Pitecantropo” (pitecus: scimmia – antropos: uomo) cioè uno scimmia-uomo che costituisse l’anello mancante o l’anello di congiunzione che dir si voglia tra noi e gli altri primati.

La scienza è come la buona tavola: incrementa l’appetito!

Verso la fine dell’800 avviene un fatto incredibile. Un giovane medico olandese, Eugene Dubois, colpito dalle affinità anatomiche tra l’uomo e il gibbone, si convince che antichi esemplari di questi ultimi hanno dato luogo alla progenie umana. Nel 1887 si dirige a Giava perchè unica isola abitata dai gibboni e priva di oranghi e si mette a scavare aiutato da alcuni suoi connazionali. Comincia a trovare abbastanza presto ossa e denti molto interessanti e dopo quattro anni una calotta che gli sembra di uno scimpanzè fino a quando ne scopre il femore che dimostra la sua posizione eretta.

Aveva trovato proprio quello che cercava e chiamò il “suo” uomo Pithecanthropus erectus (uomo scimmia eretto). In pratica aveva trovato quello che noi chiamiamo Homo Erectus anche se alcuni scienziati odierni non lo considerano ancora un uomo. Oggi sappiamo che gli insediamenti dei gibboni nulla hanno a che fare con la presenza di fossili di questo tipo.

Poco più di quarant’anni dopo furono trovati in Cina i reperti del famoso Uomo di Pechino perfettamente analoghi a quelli del Dubois e che purtroppo andarono dispersi durante la seconda guerra mondiale.

La paleoantropologia aveva finalmente documenti inoppugnabili sulle origini “bestiali” dell’uomo eppure rimanevano ancora nel vasto pubblico forti resistenze di natura prevalentemente teologica.

Ancora nel 1925, nei “liberi” Stati Uniti, un insegnante di scienze naturali fu condannato a pagare una multa di 100 dollari, che allora erano soldi, “per aver insegnato in modo criminale che l’uomo discende da un ordine inferiore di animali”.

Di fatto la paleoantropologia rimarrà un campo riservato a pochi addetti ai lavori e i risultati saranno conosciuti solo dal pubblico più colto e attento per gran parte del ‘900. Uno stato di cose in fondo comprensibile considerato che fin quasi al 1960 gli uomini primordiali conosciuti si potevano contare sulle dita di una sola mano e che i relativi frammenti, unica documentazione scientifica sull’evoluzione “fisica” umana, erano tanto “abbondanti” da poter riempire sì e no un paio di cartoni.

Nel 1924, in Sudafrica fu anche rinvenuto il cranio di un giovanissimo “Australopiteco”, che significa scimmia australe. Era bipede come noi e aveva caratteristiche intermedie tra le attuali scimmie antropomorfe e l’uomo. Si tratta del primo di una lunga serie di pre-umani dalle caratteristiche anche molto diverse tra di loro rinvenuti tutti in Africa e perciò tutti denominati australopitechi.

Sin dal 1911 una vasta regione Africana cominciò ad attirare l’attenzione dei paleontologi, cioè degli studiosi di fossili animali: si tratta della famosa Rift Valley, un grande depressione lunga oltre tremila chilometri sul lato est del continente che investe l’Etiopia, il Kenia e la Tanzania fino ad arrivare al Mozambico. Nel corso degli ultimi venti milioni di anni questo vasto territorio ricco di vulcani, di laghi e di paludi ha creato condizioni non solo ideali per lo sviluppo della vita ma anche particolarmente favorevoli per la fossilizzazione.

A cominciare dal 1930 i paleontologi Luois Leakey e Mary sua consorte, attirati dagli interessanti affioramenti risalenti a circa due milioni d’anni fa nella gola di Olduvai in Tanzania, si dedicarono ad una esplorazione approfondita della zona che portò nel 1959 alla scoperta di un pre-umano molto robusto da loro denominato Australopithecus Boisei.

Nel 1961 realizzano un’altra clamorosa scoperta: il cranio molto più evoluto del precedente, tanto da presumere la sua appartenenza ad una nuova specie umana, la più antica che si conosca. Undici anni dopo un altro ritrovamento molto più completo di questa specie, questa volta in Kenia, confermerà che questo primo uomo viveva circa 1,8 milioni di anni fa e che aveva una capacità cranica superiore del 50% rispetto agli australopitechi, tanto da far ipotizzare persino l’inizio dell’uso della parola. Si scopre anche che realizzava strutture abitative e che quindi aveva già raggiunto un livello culturale abbastanza complesso. Si chiamerà Homo Habilis.

La Rift Valley diventa così “l’eldorado dei paleontologi e dei paleoantropologi”. A partire dagli anni ’60 si organizzano, specialmente da parte degli anglosassoni, spedizioni con grande dispiegamento di uomini e mezzi e i risultati saranno gratificanti: oltre al secondo homo habilis già menzionato e a numerosi altri importanti ritrovamenti si scopre nel ‘74 in Etiopia la ormai famosa Lucy, l’australopiteco allora più antico risalente ad oltre 3 milioni di anni fa (nome di battesimo Australopithecus Afarensis) e nel’78 in Tanzania a Laetoli una serie di impronte bipedi su ceneri vulcaniche di estremo interesse e della bella età di 3,5 milioni d’anni.

Si rinvengono anche alcuni Homo Erectus molto più antichi di quelli che abbiamo già conosciuto a Giava e in Cina; pare ormai certo infatti che anche questi ultimi, come tutti gli altri sopramenzionati abbiano avuto origine in Africa.

Insieme alla ricchissima documentazione di nuove strutture ossee la Rift Valley ci ha donato un altrettanto abbondante e interessante repertorio di utensili costituiti pietre lavorate che hanno consentito di scoprire un fatto sorprendente: i primi ciottoli grossolanamente lavorati risalgono a circa 3 milioni di anni fa, anteriori quindi alla comparsa del primo uomo avvenuta 500.000 anni dopo!

Ciò dimostra che alcune specie di pitecantropi, da noi considerati ancora scimmie, avevano raggiunto un livello sociale e culturale sorprendente.

L’abbondanza e la varietà dei reperti ossei di australopitechi rinvenuti nella Rift Valley e molto recentemente in Sudafrica hanno dato luogo ad un quadro evolutivo molto complesso costellato anche da diverse diramazioni genealogiche che si sono rapidamente estinte.

La loro posizione eretta non poteva consentire una velocità tale da sfuggire ai grandi predatori della savana: si presume che riuscissero a tenerli a bada con il lancio delle pietre e l’uso di bastoni rimanendo ovviamente in gruppi compatti. Tutti gli animali hanno terrore delle sassaiole.

E’ certo che già oltre un milione d’anni fa perfino i leoni, che pure vivono in branco, temevano gli ominidi. Ancora oggi basta la sola presenza di un bambino a tener lontani i leoni dalle mandrie dei Masai.

E l’Homo sapiens? In base alle testimonianze raccolte sono esistite, secondo gli studiosi, due sottospecie entrambe apparse, tanto per cambiare, in Africa. La prima in ordine di tempo, l’homo sapiens neanderthalensis già menzionato, arriva in Europa in un periodo non ben definito risalente, si presume, a circa 200.000 anni fa e risulta estinta da 35.000 anni; l’altra, l’homo sapiens sapiens alla quale noi apparteniamo, compare in Medio Oriente 100.000 anni fa proveniente, come si è detto, dall’Africa, lascia le sue prime tracce in Europa quasi 70.000 anni fa e...siamo gli unici a non essere estinti o meglio a non esserci “ancora autoestinti”.

mercoledì 30 luglio 2008

l'esposto di chi si è esposto

AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI

Io sottoscritto ing. Michele Difonzo già presidente, alcuni decenni addietro, del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche e co-scopritore della Grotta di Lamalunga e dell'Uomo di Altamura, Le espongo quanto segue.

Alla fine del prossimo settembre l'Uomo di Altamura, il prestigioso fossile scoperto dal Centro Altamurano Ricerche Speleologiche, compirà 15 anni. 15 anni da quando, sepolto da almeno 1000 secoli, fu riesumato dagli ultimi esploratori rimasti: gli speleologi.
Grande fu allora il clamore suscitato in tutto il mondo da quel volto costellato da gocce di pietra che sembrava volesse parlarci dei tanti misteri che ancora avvolgono il lontano pianeta delle nostre origini.
Grandissima fu l'attesa della comunità scientifica internazionale dei paleoantropologi scossa sopratutto da due peculiarità:
-si tratta dello scheletro intero più antico mai trovato al mondo perchè la morte lo raggiunse nello stretto cunicolo in cui è stato rinvenuto, le sue ossa risultano poco rimosse e quindi si può ritenere quasi con certezza che quelle poche che mancano all'appello sono nascoste sotto le altre e alle concrezioni calcaree;
-il prodigioso stato di conservazione in cui.... si trovava.
Ben presto le ansiose attese degli scienziati di tutto il mondo furono deluse e tradite.
Seguirono infatti quasi due anni di immobilità assoluta per il conflitto di competenze, cioè per il duro braccio di ferro sorto tra la Sovrintendenza archeologica della Puglia (Ministero dei Beni Culturali) e l'Università di Bari (Ministero Università e Ricerca Scientifica): la mano sinistra e la mano destra dello stesso corpo (lo Stato) si misero a contendere e a ostacolarsi a vicenda.
Ben altri fatti ancora più incresciosi e che possono essere configurati reati dalla Magistratura avvennero in seguito. Mi sento purtroppo costretto, per i motivi che preciserò più avanti, al compito non facile di esporre con chiarezza e rigore uno stralcio dal groviglio di eventi e di vicende che riguardano un argomento tanto importante quanto delicato anche per gli eventuali risvolti penali.
Il caso più importante è sicuramente costituito dalle assurde vicende dell'esoterico progetto “sarastro”.
La lunga contesa tra le due istituzioni dello Stato si concluse nell'agosto del '95 col difficile parto di una macchinosissima convenzione che istituiva tra l'altro un “comitato di coordinamento operativo” che nulla di operativo produsse e che fu presieduto dal prof. Pesce antropologo dell'Università di Bari.
Dopo circa un anno e mezzo l'Università di Bari, di concerto con il consorzio “Digamma” anch'esso presieduto dal prof. Pesce, presentò all'organo tecnico del Ministero della Ricerca Scientifica “MURST” il soprannominato progetto qualificandolo innovativo per le presunte tecnologie avanzate da utilizzare per le indagini scientifiche sul nostro Uomo. Gli evidenti scopi erano quelli di ottenerne un congruo finanziamento e l'affidamento dei lavori senza gara d'appalto.
Il responso redatto da qualificatissimi tecnici e comunicato il 9/4/97 fu:
“Il progetto non presenta aspetti tecnici sufficientemente avanzati. Le previsioni in merito all'utilizzazione dei risultati non sono sufficientemente documentate ed appaiono eccessivamente ottimistiche”.
Si tentò allora di farlo approvare dal comitato di coordinamento operativo; per fortuna l'operazione non riuscì grazie alla non disponibilità e al parere contrario degli altri due accademici specifici: il prof. Broglio e il prof. Piperno.
Ce n'era abbastanza da scoraggiare chiunque ma sorse una strana sinergia tra politici molto influenti, super burocrati e professorone universitario: a settembre dello stesso anno nello stand della Fiera del Levante dedicato all'Uomo di Altamura il fatidico “sarastro” fu ripresentato in pompa magna.
Le previsioni di tale elaborato consistevano principalmente nel piazzamento difronte all'Uomo di una apparecchiatura in grado di riprendere il reperto con raggi infrarossi oppure stereoscopicamente oppure con obiettivo zoom micro-macro, ecc. ecc.
Si capiva subito che il progetto mirava principalmente alla promozione turistica e che sarebbe servito ben poco alla ricerca scientifica. Le immagini infatti dovevano essere trasmesse al vicino centro visite con l'intento di realizzare una sorta di “grande fratello” per far vedere in diretta e senza reti il nostro povero Uomo il quale purtroppo non ride, non piange, non dorme più e neanche si spoglia (più nudo di così!).
Difficile immaginare una promozione culturale e turistica più imbecille di questa.
Mi resi subito conto che la realizzazione di questa sciagurata idea avrebbe causato danni devastanti e irreversibili. Avevo già allora quasi 40 anni di esperienza speleologica e sapevo quanto fosse delicato il microclima nelle grotte naturali e quanto lo fosse molto di più nel cieco cunicolo in cui si trova il prezioso reperto. In considerazione dell'inestimabile valore del ritrovamento, il posto dove più s'imponeva la normativa sulla valutazione dell'impatto ambientale era proprio quello.
Mi ritenni pertanto in dovere di pubblicare articoli esplicativi sui giornali locali e di intervenire alla presentazione ufficiale del progetto in questione nello stand dedicato all'Uomo fossile nella Fiera del Levante.
Spiegai puntigliosamente gli effetti sconvolgenti delle luci e del calore che si andavano a introdurre in quel ristretto e inestimabile ambiente. Previdi la formazione e la proliferazione delle alghe che producono effetti catastrofici corrodendo in profondità le concrezioni ed eliminando definitivamente le loro lucentezza e trasparenza (noi speleologi chiamiamo fossili tale tipo di concrezioni perché il loro accrescimento è da ritenersi ormai concluso).
Per confutare le mie asserzioni il prof. Pesce interpellò lo speleologo di fiducia del Sovrintendente, un certo D'Agostino, il quale asserì che le opere del progetto sarastro non avrebbero procurato alcun danno (detto per inciso lo stesso D'Agostino nel 2006 ha presentato una relazione sugli effetti devastanti provocati dalle apparecchiature rimaste nella grotta).
Esiste l'audio-video completo del mio intervento, di come fui pubblicamente deriso dal prof. Pesce e delle asserzioni di D'Agostino. Allego la registrazione all'esposto.
Per realizzare tale progetto occorrevano ancora una approvazione ufficiale e un congruo finanziamento. No problem! Il Comune di Altamura si rese subito disponibile a un finanziamento di ben due miliardi e mezzo e all'approvazione del progetto dopo un generico parere favorevole del Sovrintendente Archeologico il quale in precedenza aveva già provveduto a squalificare il parere tecnico del MURST col semplice motivo che riteneva sua la competenza in merito (la mano sinistra disse che quanto fatto dalla mano destra non contava niente!).
E la gara d'appalto imposta dalla legge? Manco a parlarne, mica tanto fessi!
Le opere furono completate il 19 luglio 2002. Il 31 luglio seguente (12 giorni dopo) entrarono in tilt e la relativa causa fu attribuita ad un fulmine. Da allora le apparecchiature hanno funzionato a scartamento molto ridotto, in pratica sono rimaste accese solo le lampade poste a fronte dell'Uomo col risultato di farlo coprire di alghe.
Tutte le opere elettriche e impiantistiche in questione non sono mai state controllate e tanto meno collaudate e ancora non si sa se sono conformi al progetto e se corrispondono quindi al prezzo pagato.
Ormai tutte le apparecchiature dell'eclatante progetto sarastro sono ridotte ad un ammasso di ferraglia e il Sovrintendente ha già ingiunto al Comune di Altamura di rimuoverle.
Mi auguro che prima della rimozione si verifichi almeno la loro conformità.
A consuntivo dello sciagurato progetto si possono fare le seguenti considerazioni:
− ricerca scientifica prodotta, che competeva sopratutto all'Università, = 0;
− avanzata proliferazione di alghe con danni devastanti e irreversibili;
− due miliardi e mezzo di lire (equivalenti oggi a tre milioni di euro se si tien conto della svalutazione effettiva) buttati al vento. Utilizzati per promozioni serie avrebbero procurato numerosi posti di lavoro;
− mancata applicazione della legge sugli appalti che avrebbe fatto risparmiare almeno un buon milioncino e favorito di più la conformità delle opere a quelle previste in progetto;
− mancata applicazione della legge sulla valutazione dell'impatto ambientale e mancato monitoraggio del microclima della grotta.
Il motivo principale che mi spinge a inoltrare questo esposto è il seguente.
I responsabili del disastro testè descritto conducono ancora le vicende dell'Uomo fossile e quindi tendono, per ovvie ragioni, a ignorare o minimizzare la sciagura delle alghe.
Circola già la voce che le piante, private della luce da pochi mesi, hanno cambiato colore e che quindi sono ormai morte.
E' la più grossa castroneria che si possa enunciare!
Le alghe sono uno dei più grandi miracoli della natura. Esistono da oltre tremila milioni di anni e grazie a loro abbiamo l'ossigeno che respiriamo. Hanno tra l'altro meccanismi di sopravvivenza impressionanti: sono in grado di sopravvivere decenni al buio e di riprendere in pieno la loro vitalità non in pochi giorni, ma addirittura poche ore dopo essere state riesposte alla luce.
Il danno che hanno causato alle concrezioni del prezioso reperto si può paragonare a quello prodotto dalla carta vetro passata sulla carrozzeria di un'auto. La vernice, prodotta dalla natura nel corso di tante migliaia di anni, non è più ripristinabile. Intervenire con prodotti chimici per eliminarle significa rischiare di danneggiare seriamente la lamiera della carrozzeria, cioè le preziosissime ossa.
Si stanno progettando più o meno alla chetichella interventi proprio di quelli da me paventati. Ritengo che si possano effettuare ma solo se progettati e seguiti anche dalla figura accademica dell'algologo e dello speleologo.
Se 11 anni fa, quando ancora non erano comparse le alghe, fosse stato interpellato e ascoltato uno dei quattro cattedratici da me allora segnalati, si sarebbero evitate tutte “ste” rovine.
E' quindi con estrema determinazione che questa volta sono deciso a impedirne altre analoghe ed è questo il motivo principale (non unico) dell'esposto.
Seguirà un altro esposto alla Corte di Giustizia Europea (e spero anche alla Commissione Europea) su un altro grosso scandalo.
E' quello della mancata ricerca scientifica. Non riuscire in quindici anni (sono una vita!) a compiere una sola seria indagine (per esempio l'età dell'antenato fossile) è una vergogna per un paese che si dichiara civile, è uno schiaffo al mondo culturale mondiale ed è anche un danno inestimabile per la promozione culturale e turistica. Sin dalla prima conferenza fu detto da eminenti scienziati che almeno i due terzi delle notizie scientifiche si potevano ottenere senza rimuovere il reperto e con interventi non invasivi o molto poco invasivi.
Per giunta molte qualificate equipe internazionali erano disposte ad eseguirle... gratis!
Sin dopo un anno dalla scoperta avremmo potuto avere tante interessanti notizie!
Fu tutto bloccato!
C'è gente in alto loco che, indisturbata, non è in grado di produrre niente e non fa produrre niente agli altri con buona pace del bene collettivo.
Mi chiedo: “Com'è possibile che, in una Comunità in cui le persone, le merci e le idee hanno liberissima circolazione, si possano alzare così assurde barriere proprio nella ricerca scientifica nella quale si fanno questi schifi?” A riceverne il maggior danno è stata proprio la nostra comunità locale che in fondo se lo merita perchè non ha voluto muovere un dito per tentare di sbloccare la situazione nonostante le mie tante segnalazioni.
La presente è un resoconto molto succinto dei numerosi episodi accaduti in tutti questi anni. Sono a Sua disposizione per tutti i ragguagli che sarò in grado di fornirLe.
Altamura,16/7/08.
Michele Difonzo




Allego il dvd con il filmato che ho preannunciato e un mio articolo pubblicato sul giornale locale “Carta Libera” nel '97 nel quale preconizzavo quanto è purtroppo avvenuto.
In caso di difficoltà di lettura del dvd provvederò a fornirne un altro con diverso e più accessibile formato.

gli allegati:




stralcio del video allegato: alla fiera del levante, nella conferenza sull'uomo di altamura il prof. pesce delfino difende il progetto sarastro e da' dell'ignorante all'ing. difonzo.



stralcio del video allegato: replica dell'ing difonzo, denuncia la concreta possibilità che il progetto sarastro avrebbe danneggiato il reperto fossile chiamato uomo di altamura.



stralcio del video allegato: nella stessa sede il dott. agostini difende il progetto sarastro pur non conoscendo lo stesso progetto.



articolo dell'ing. difonzo su giornale locale che sin dall'ottobre 1997 prevedeva la pericolosità del progetto sarastro.














subito arriva a casa di difonzo una lettera che riporta il sigillo del ministero! dal Direttore Reg.le dei beni Culturali e Paesaggistici arch. Ruggero Martines la missiva.


di qui la risposta:





Al Direttore Reg.le dei beni Culturali e Paesaggistici
arch. Ruggero Martines
strada Dottula – isolato 49
70122 BAR1
Oggetto: Uomo di Altamura - risposta alla cortese sua n°6022 cl 34.34.01/2 del 15/7/08.

Le sono molto grato per il suo tempestivo riscontro allo schema dell'esposto da me brevi manu consegnatoLe lunedi 14 e subito dopo spedito alla Procura della Repubblica. Mi ha gradevolmente sorpreso perchè è la prima volta, da 15 anni a questa parte, che ricevo una risposta positiva e costruttiva ed è anche la prima volta che mi viene offerta la possibilità di comunicare e perfino di dialogare sui complessi problemi inerenti alla tutela, alla conoscenza e alla valorizzazione del preziosissimo reperto.
In merito ho tre comunicazioni-richieste da farle:
1° Ci sia, sin dalla fase preliminare di individuazione degli interventi da attuare, l'indispensabile partecipazione dell'ambientalista speleologo e dell'algologo così come ho spiegato nell'esposto. Dopo tutto la presenza, ignorata finora, dello speleologo sarebbe anche un segno di doveroso riconoscimento verso il mondo degli speleologi a cui si deve la scoperta.
Non conosco il suo decreto e quindi non so se gli esperti in parola parteciperanno, come mi auguro, sin dalla impostazione delle operazioni.
2° Mi risulta con certezza che gli accompagnatori e gli stessi scienziati incaricati delle ricerche sono stati “esortati” a non parlare del prof. Pesce, del progetto sarastro e delle alghe.
Ulteriore conferma l'ho avuta proprio in occasione della conferenza stampa di lunedi: una sola volta, forse per sbaglio, è stata pronunciata la parola sarastro.
La legge fascista 1089/39 concedeva eccessivi poteri ai sovrintendenti regionali; per giunta alcuni di loro hanno ampliato a loro piacimento le loro facoltà al punto da far ricordare i satrapi di antica memoria e continuano ancora imperterriti nonostante il cambio della legge e dei tempi. E così si arriva a imporre anche a scienziati di fama internazionale quel che devono o non devono dire!
E' desiderio di alcune associazioni culturali locali di organizzare pubblici incontri con gli esperti che verranno via via ad Altamura per accertamenti e rilievi. Ciò al fine di far nascere finalmente coscienza e conoscenza del nostro patrimonio paleontologico e paleoantropologico.
Sarebbe impossibile farlo con gente a cui è stato imposto il bavaglio!
3° Quando verso la fine del 2006 ci fu finalmente la presa di coscienza del pericolo alghe noi del Comitato per l'Uomo e per le orme organizzammo per il 6/12 una conferenza nella sala consiliare di Altamura con due algologi dell'Università di Ancona che avevano affrontato la stessa problematica per le grotte di Frasassi. Qualora intendesse consultarli, si chiamano prof. Mario Giordano e dr. Federico Montechiaro. La sovrintendenza di Taranto, venendo meno a una promessa verbale e in barba alla legge sulla trasparenza degli atti pubblici, non ritenne di mostrare alcuna foto dello stato in cui si trovava il fossile umano. Fu così vanificata l'occasione di poter avere qualche elemento utile dai due qualificati esperti fatti venire apposta dalle Marche.
Il Comitato, per ottenere elementi illustrativi, chiese con lettera del 2/1/07 al Sovrintendente che fosse concesso al sottoscritto di eseguire fotoriprese nella grotta di Lamalunga.
Gli furono rammentati il mio contributo alla scoperta, la mia pluridecennale speleoesperienza, la mia carriera di fotografo naturalista e il merito di aver preconizzato la formazione delle alghe.
Fu risposto in questi termini: “Non c'è bisogno delle foto di Difonzo perchè abbiamo già la nostra documentazione”.
La informo, gent.mo Direttore Regionale, che quando ai primi dell'ottobre '93 seppi della scoperta, ancor prima che la grotta fosse interdetta, feci fare immediatamente foto al nostro Uomo. Per correttezza ne fornii copia al Sovrintendente che le utilizzò largamente a proprio uso e consumo e che diffuse come suo materiale anche giornali di mezzo mondo senza alcun riconoscimento nei riguardi di chi gliele aveva procurate (vedi ad es. il National Geografic).
Un minimo di riconoscenza mi spettava!
Da bigotto baciapile qual sono mi sovviene una frase del santo Padre Pio: “Colpire la mano che ci ha beneficato è un peccato che grida grande vendetta!”.
Tanta eccessiva protervia si può tranquillamente definire violenza. E magari fossi stato solo io ad esserne colpito! Il vero guaio è che il comportamento testè descritto è stato sistematico, ha concesso ben poco al bene collettivo e anzi ha prodotto sciagure come le alghe, la mancata ricerca scientifica e tanti altri guai che al momento opportuno elencherò.
Spero che Lei mi vorrà concedere quello che è in definitiva un diritto che mi sono guadagnato sul campo e cioè l'emozione di vedere da vicino il lontanissimo nostro progenitore e di riprenderlo con particolare attenzione per le alghe. Se Lei recepirà questa mia istanza Le prometto di fornirle una documentazione da farle leccare i baffi ...che non ha!
Come vede non le chiedo la luna ma solo la legalità e quanto dovrebbe essere ovvio.
Le allego il dvd mandato anche alla Procura col filmato girato alla Fiera del Levante, nello stand dell'uomo di Altamura, nel settembre del '97. Potrà così rendersi conto di persona della fondatezza di quanto esposi in quella occasione e della insolenza, delle negligenze e delle fandonie con le quali fu presentato e portato avanti il progetto sarastro.
Le allego altresì tre miei articoletti a carattere divulgativo pubblicati qualche mese fa su un giornale locale...tanto per farle conoscere come la penso!
Mi auguro infine che quando sarà organizzata da alcune associazioni culturali una conferenza sul grande nostro antenato potremo avere l'onore della Sua partecipazione.
Altamura, 24/7/08. Cordiali saluti

questo è il documento con il quale il comune di altamura invitava la stampa a prendere visione del nuovo progetto che si intende realizzare per l'uomo fossile di altamura.
alla conferenza non si è parlato minimamente sel progetto passato (progetto "sarastro"), forse è stato nominato una volta sola il pifferaio magico. (sarastro era il nome appunto del pifferaio magico della famosa favola...)
ne' si è parlato di chi l'ha partorito e portato avanti...
mai nessuno si sarebbe aspettato che un signore con una certa età sulle spalle e con fare pacifico, potesse alla fine di quella conferenza stampa distribuire due fogli contenenti l'esposto alla magistratura che dopo pochi giorni è stato puntualmente spedito e che senza mezzi termini descriveva quello che nessuno voleva che si dicesse...